Ötzi: ucciso da un atto vile e contatti con l’Italia centrale
Al congresso internazionale presentati nuovi risultati delle ricerche sulla mummia
Il rame con cui è stata costruita l’ascia di Ötzi potrebbe non provenire dalle Alpi, come ritenuto finora, ma dai giacimenti della Toscana meridionale. Ötzi non si dedicava alla lavorazione del rame, come invece avevano fatto pensare le tracce di arsenico e rame trovate nei suoi capelli. Il suo assassinio potrebbe essere legato ad una situazione di conflitto accaduta qualche giorno prima della sua morte. Nonostante avesse un peso che rientrava nella norma e facesse molto movimento, l’Uomo venuto dal ghiaccio soffriva di arteriosclerosi. Ecco alcuni dei principali risultati scientifici che ricercatori di tutto il mondo hanno presentato al congresso internazionale sulle mummie a Bolzano.
Contatti con il centro Italia
Una scoperta sorprendente viene dall’elemento più particolare dell’attrezzatura di Ötzi, l’ascia di rame. Diversamente da quanto ritenuto finora dagli esperti, il rame della lama non viene dalle Alpi – Tirolo dell’est o del nord sembravano i luoghi di provenienza più probabili – ma dal centro Italia. Un gruppo di ricercatori, guidato da Gilberto Artioli, esperto di geoscienze e docente all’Università di Padova, ha scoperto che il rame proviene da giacimenti di minerale nel sud della Toscana. Gli esperti veneti hanno prelevato un minuscolo campione della lama e svolto un’indagine basata sugli isotopi del piombo. Questo esame fornisce un’indicazione precisa del luogo d’origine del minerale, permette infatti di collegare una materia prima, e gli oggetti realizzati con questa, a un determinato giacimento. Mettendo in relazione il campione di rame con i dati relativi ai giacimenti di rame dell’Europa e del Mediterraneo, gli esperti hanno scoperto che la scure di Ötzi è stata fatta con il rame della Toscana meridionale.
Ötzi non lavorava il rame?
Altro interrogativo molto dibattuto tra gli studiosi è se Ötzi fosse in qualche modo attivo nella lavorazione del rame. La domanda nasce dalle tracce di arsenico e rame rinvenute nei suoi capelli, elementi che potrebbero derivare dall’inalazione di fumo durante il processo di estrazione e colatura del metallo. Su questo aspetto ha lavorato il geochimico Wolfgang Müller, ricercatore della Royal Holloway University di Londra. Lo scienziato aveva già dimostrato l’origine altoatesina di Ötzi mediante analisi basate sugli isotopi. Grazie a nuove metodiche, come la spettrometria di massa con il laser e l’analisi di speciazione, il team di Müller ha esaminato non solo i capelli, ma anche la presenza di metalli pesanti in campioni di unghie, pelle e organi.
I suoi risultati – sebbene ancora preliminari – fanno pensare che sia prematuro ritenere Ötzi attivo nella lavorazione del rame. La ricerca di Müller ha evidenziato valori leggermente alti di arsenico nelle unghie, ma non negli altri tessuti. Date queste constatazioni, rimane incerta la possibilità di individuare con precisione sul corpo di Ötzi gli effetti dell’esposizione ai metalli pesanti quando era ancora in vita. Alcuni valori elevati potrebbero essere infatti riconducibili a condizioni ambientali sopravvenute nel corso dei 5000 anni successivi alla sua morte.
Esame radiologico con il nuovo apparecchio per la tomografia computerizzata (CT)
Nel 2013 i radiologi altoatesini Paul Gostner e Patrizia Pernter hanno realizzato una nuova tomografia computerizzata dell’Uomo venuto dal ghiaccio all’ospedale di Bolzano. Per questo esame hanno utilizzato un apparecchio CT di nuova generazione che, grazie a un’ampia apertura, ha permesso ai medici di scannerizzare Ötzi completamente dalla testa ai piedi, nonostante la posizione delle sue braccia. Oltre alla già nota arteriosclerosi, che interessava le arterie dell’addome e delle gambe, grazie alla migliore qualità delle immagini i due medici hanno evidenziato per la prima volta tre piccole calcificazioni in prossimità del tratto di efflusso cardiaco. Questa scoperta conferma la validità dei risultati ottenuti dai microbiologi di EURAC Research ovvero la presenza di una forte predisposizione genetica allo sviluppo di malattie cardiocircolatorie, da identificare come principale causa della sua arteriosclerosi.
L’indagine di un “profiler”
Ötzi è stato assassinato. Lo dimostra la punta della freccia scoperta nel 2001 nella sua spalla sinistra. Ma in quali circostanze? Il Museo Archeologico dell’Alto Adige ha incaricato nel 2014 il commissario della polizia criminale di Monaco Alexander Horn di indagare sul caso con i più avanzati metodi criminologici. Horn ha interrogato “conoscenti” della vittima, per esempio archeologi del museo che da anni si occupano della mummia, esperti di medicina legale, radiologi e antropologi. Il team investigativo ha perlustrato il luogo del delitto in val Senales. Questo il risultato dell’indagine: con buona probabilità Ötzi non si sentiva minacciato poco prima della sua morte. La situazione sul luogo del ritrovamento, il giogo di Tisa, fa pensare infatti a una pausa con un ricco pasto. Nei giorni precedenti, però, Ötzi si era procurato una ferita da difesa alla mano destra, probabilmente in un corpo a corpo. La mummia non mostra altre ferite, quindi è possibile supporre che sia stato lui il vincitore di questo scontro. La freccia che lo ha colpito a morte è venuta da lontano e in modo inaspettato, quindi potrebbe far pensare a un gesto vile. Altre analisi mediche hanno mostrato come dopo la caduta di Ötzi, non ci furono altri interventi violenti da parte dell’assassino. L’omicida avrebbe dunque scelto un agguato a distanza per evitare lo scontro diretto. Il ritrovamento di alcuni oggetti di valore, come l’ascia di rame, sul luogo del delitto, fa pensare che il furto non possa essere un valido movente. A scatenare l’agguato, sembra dunque sia stata una situazione di conflitto personale, “uno scontro precedente, una dinamica che del resto si evidenzia anche oggi nella grande maggioranza dei delitti” spiega Alexander Horn.